venerdì 5 settembre 2014

Bocca di rosa...

Un giorno, Vincenzo Mollica intervistò Fabrizio De Andrè. Passi di questa lunga intervista sono raccolti in uno speciale della Rai che ha come cuore il meraviglioso concerto del grande cantautore genovese al Teatro Brancaccio del 1998, come cornice e presentazione alle canzoni. E tra i tanti, la domanda di Mollica su quale fosse, per Faber, la canzone che meglio lo rappresentasse tra le tante da lui scritte nella sua lunga e meravigliosa carriera. Senza esitare, De Andrè rispose: 

Sicuramente Bocca di Rosa.

La storia di questa canzone, incisa per la prima volta in Volume I, nel 1967, è quella di una forestiera, Bocca di Rosa appunto, che, con il suo comportamento molto libertino arriva a sconvolgere la quiete del piccolo paesino di Sant'Ilario (un sobborgo di Genova), al punto da suscitare le ire e le invidie delle donne del paese, che riescono a convincere, su consiglio di una vecchia zitella inacidita, l'ordine costituito a cacciarla dalla città. 

La canzone, che prende di mira quella mentalità perbenista, bigotta e chiusa, che nel racconto è propria delle donne della provincia ligure, ma in generale si rivolge al mondo intero, conobbe svariate modifiche e incontrò non pochi ostacoli, per le tematiche a dir poco "spinose", visti i limiti imposti dalla censura dell'epoca. Nel 1967, infatti, il disco Volume I venne stampato una seconda volta, e in questo secondo caso il testo della canzone venne modificato: il paesino di Sant'Ilario divenne il fittizio San Vicario, mentre i versi che citavano 

Spesso gli sbirri e i carabinieri 
al proprio dovere vengono meno 
ma non quando sono in alta uniforme 
e l'accompagnarono al primo treno

divennero, su "gentile pressione dell'Arma dei Carabinieri", quelli che tutti noi conosciamo, ovvero



Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i Carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.

Se la storia di Bocca di Rosa sia vera o frutto di finzione, questo non è dato saperlo con certezza. C'è chi pensa, teoria seccamente smentita da Dori Ghezzi e Paolo Villaggio, che di Faber era grande amico, che la "vera" Bocca di Rosa fosse Liliana Tassio, deceduta a Sampierdarena nel 2010, all'età di 88 anni.
Dori Ghezzi, invece, sostiene di aver saputo proprio dal marito che la musa ispiratrice non era genovese, ma una fan, triestina, che gli raccontò la sua storia e lo colpì a tal punto da spingerlo a scrivere la canzone. Ad ascoltare questa teoria, quindi, un fondo di verità l'avrebbe la storia di Maritza, la bella prostituta istriana protagonista della biografia romanzata di Bocca di Rosa nel libro Un destino ridicolo, scritto a quattro mani da Alessandro Gennari e lo stesso Faber, che sarebbe poi divenuto nel 2008 un film diretto da Daniele Costantini e intitolato Amore che vieni, amore che vai...

La verità, probabilmente, come spesso se non sempre accade per questi misteri, non la scopriremo mai, ed i suoi protagonisti ormai non calcano più questa terra. Quel che resta di sicuro è quel capolavoro magico che è, e che sempre sarà, questa canzone immortale: Bocca di Rosa.


La chiamavano bocca di rosa 
metteva l'amore, metteva l'amore, 
la chiamavano bocca di rosa 
metteva l'amore sopra ogni cosa. 

Appena scese alla stazione 
nel paesino di Sant'Ilario 
tutti si accorsero con uno sguardo 
che non si trattava di un missionario. 

C'è chi l'amore lo fa per noia 
chi se lo sceglie per professione 
bocca di rosa né l'uno né l'altro 
lei lo faceva per passione. 

Ma la passione spesso conduce 
a soddisfare le proprie voglie 
senza indagare se il concupito 
ha il cuore libero oppure ha moglie. 

E fu così che da un giorno all'altro 
bocca di rosa si tirò addosso 
l'ira funesta delle cagnette 
a cui aveva sottratto l'osso. 

Ma le comari di un paesino 
non brillano certo in iniziativa 
le contromisure fino a quel punto 
si limitavano all'invettiva. 

Si sa che la gente dà buoni consigli 
sentendosi come Gesù nel tempio, 
si sa che la gente dà buoni consigli 
se non può più dare cattivo esempio. 

Così una vecchia mai stata moglie 
senza mai figli, senza più voglie, 
si prese la briga e di certo il gusto 
di dare a tutte il consiglio giusto. 

E rivolgendosi alle cornute 
le apostrofò con parole argute: 
"il furto d'amore sarà punito- 
disse- dall'ordine costituito". 

E quelle andarono dal commissario 
e dissero senza parafrasare: 
"quella schifosa ha già troppi clienti 
più di un consorzio alimentare". 

E arrivarono quattro gendarmi 
con i pennacchi con i pennacchi 
e arrivarono quattro gendarmi 
con i pennacchi e con le armi. 


Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri

Alla stazione c'erano tutti 
dal commissario al sagrestano 
alla stazione c'erano tutti 
con gli occhi rossi e il cappello in mano, 

a salutare chi per un poco 
senza pretese, senza pretese, 
a salutare chi per un poco 
portò l'amore nel paese. 

C'era un cartello giallo 
con una scritta nera 
diceva "Addio bocca di rosa 
con te se ne parte la primavera". 

Ma una notizia un po' originale 
non ha bisogno di alcun giornale 
come una freccia dall'arco scocca 
vola veloce di bocca in bocca. 

E alla stazione successiva 
molta più gente di quando partiva 
chi mandò un bacio, chi gettò un fiore 
chi si prenota per due ore. 

Persino il parroco che non disprezza 
fra un miserere e un'estrema unzione 
il bene effimero della bellezza 
la vuole accanto in processione. 

E con la Vergine in prima fila 
e bocca di rosa poco lontano 
si porta a spasso per il paese 
l'amore sacro e l'amor profano. 

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