giovedì 28 agosto 2014

L'uomo coi capelli da ragazzo... sottile linea tra lucidità e follia...

Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non come i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita...

Quando abbiamo cominciato a coltivare l'idea di abbinare musica e letteratura italiana nel nostro progetto Paese di Poeti, Paese di Cantori il nostro obiettivo era proprio questo: le poche righe con le quali ho iniziato questo post sono di Alda Merini, e la biografia della poetessa milanese, più volte internata in ospedali psichiatrici e che conobbe da vicino la follia, permette di comprenderne il peso più di qualunque altra parola.

Ed è qui che il collage comincia a costruirsi: come un'eco, ecco cominciare la storia de L'uomo coi capelli da ragazzo, canzone che Ivano Fossati scrisse nel 1988. Il protagonista è un uomo, un matto, che avrà quarant'anni, e i capelli da ragazzo, un'età indefinibile. Il racconto è quello del parallelismo impossibile tra due mondi troppo lontani: quello dell'Uomo coi capelli da ragazzo, costruito da fantasia senza controllo, la fantasia dei folli, quella che porta a vedere quel bel mare di Lombardia, che cresce attorno ai muri, come seminato a grano. E dall'altra, il mondo razionale. Un mondo lontano e diverso: l'Uomo coi capelli da ragazzo tiene l'anima per sè, in mezzo al cortile. E nessuno si spinge fin da lui, eccetto il medico, nessuno si ricorda di lui. Eppure, chi venisse a prenderlo la domenica vedrebbe che bel mare che c'è...


L'uomo avrà quarant'anni 
e i capelli da ragazzo 
in mezzo al cortile tiene 
l'anima per sè 
Il medico lo guarda 
il medico tranquillo lo ascolta 
gli lascia servire in tavola 
tutte le volte che c'è. 
Così parlano del tempo 
di questo vento che porta via 
e ancora del mare 
di questo bel mare di Lombardia 
che cresce attorno ai muri 
come seminato a grano 
quando d'estate canta e soffia 
qualche vapore lontano. 

Chi venisse a prenderlo 
una domenica 
vedrebbe che bel mare che c'è. 

Qui il ricordo non è uomo 
e il più delle volte nemmeno donna 
qui è il tempo che sta seduto 
a mettere i numeri in colonna 
Non per tracciare una rotta 
chè non si può dare una via 
quando a un acuto dolore segue 
una più acuta fantasia, 
L'uomo avrà quarant'anni 
e i capelli da ragazzo 
in camera ha un ritratto che 
si è fatto da sè. 

Chi venisse a prenderlo 
una domenica 
vedrebbe che bel mare che c'è. 


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