lunedì 25 agosto 2014

In piena facoltà, Egregio Presidente, Le scrivo la presente, che spero leggerà

Chi era Boris Vian? Difficile dirlo, difficile dare un'identità a un artista tanto poliedrico. Fu scrittore, poeta, autore di opere teatrali. Ma anche musicista, abile trombettista fin dalla tenera età. E, grande appassionato di jazz, critico e dirigente del reparto discografico jazzistico della Phillips...
Morì giovane Boris Vian: ad appena trentanove anni, d'infarto, conseguenza di una cardiopatia che lo accompagnava da anni. Alle sue spalle lasciava una vera montagna di lavoro. Biografi raccontano come scrivesse a ogni ora, di giorno e di notte, ed a testimoniarlo rimangono infatti una decina di romanzi (tra cui il breve e scandaloso Sputerò sulle vostre tombe, scritto per scommessa e sotto lo pseudonimo di Vernon Sullivan, opera che gli donò la celebrità), svariate pièces teatrali e circa cinquecento canzoni.

Tra esse, una in particolare rimase destinata ad entrare nella storia come uno dei più grandi inni alla pace mai scritti: il suo titolo era Le deserteur. La scrisse nel 1954, per pubblicarla poco dopo la disfatta francese a Dien Bien Phu, che segnò la fine della guerra in Indocina. 

Cantata inizialmente da Marcel Mouloudji, poi in un secondo momento da Vian, conobbe in seguito numerose interpretazioni da parte di molti artisti. In Italia arrivò grazie a Luigi Tenco, che la tradusse come I padroni della Terra. In seguito, venne ritradotta nella versione più nota, cantata da Ornella Vanoni e, soprattutto, Ivano Fossati. 

Sono passati sessant'anni da quando Vian prese carta e penna e scrisse questi versi, ma ancora oggi le parole suonano fin troppo familiari, fin troppo attuali. Questo è il nostro piccolo tributo...


In piena facoltà,
Egregio Presidente,
le scrivo la presente,
che spero leggerà.
La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest'altro lunedì.
Ma io non sono qui,
Egregio Presidente,
per ammazzar la gente
più o meno come me.
Io non ce l'ho con Lei,
sia detto per inciso,
ma sento che ho deciso
e che diserterò.

Ho avuto solo guai
da quando sono nato
e i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.
Mia mamma e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.
Quand'ero in prigionia
qualcuno m'ha rubato
mia moglie e il mio passato,
la mia migliore età.
Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.

Vivrò di carità
sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò
di non partire più
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.
Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo,
andate a dare il vostro,
se vi divertirà.
E dica pure ai suoi,
se vengono a cercarmi,
che possono spararmi,
io armi non ne ho.

P.S.: Per chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente la magnifica storia di questa canzone, allego anche questo link.

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